Non ci si può rendere conto delle condizioni di vita dei bimbi poveri finchè non si entra di persona in una delle loro “abitazioni”. Non sono nuovo del Madagascar e ho già visto realtà tragiche. Ma quando ho chiesto di visitare e documentare da dove vengono e come vivevano i bambini del Villaggio Mondobimbi Tafita, non credevo di potermi sorprendere ulteriormente.
Vedere i bambini nel nostro Villaggio Mondobimbi, vestiti, lavati e curati, sia nell’aspetto che nella salute, non ti prepara per niente alla visita della baracca dalla quale provengono e che mi mostrano con il sorriso! Sono contenti del mio interesse per loro e, come i bambini di tutto il mondo, sono felici di mostrarmi i loro luoghi.
I bambini mi spiegano come si lavano: più volte mi indicano una zona dietro la loro capanna, ma impiego del tempo per capire che il luogo mi stanno indicando è davvero la loro doccia: un angolo tra una baracca di legno e l’altra dove sopra ad una montagnetta di sabbia si lasciano scorrere acqua addosso, malamente circondato da legni di arbusti secchi sui quali appendono un telo come tenda.
Poi mi mostrano la porta di ingresso alla loro abitazione costituita da una sola stanza, nel migliore dei casi abbastanza grande, nel peggiore una baracca “monolocale” anche molto piccola. Ma comunque in tutte per entrare bisogna chinare il capo.
L’odore è forte e pungente e il livello igienico è molto basso. Vedo un grande letto matrimoniale tutto imbarcato e chiedo alla bimba di fianco a me se lei dorme li. Mi risponde di no. E mentre mi rendo conto della stupidità della mia domanda, mi indica lo stuoino di paglia sul quale dorme quando viene a casa per il finesettimana. Normalmente in queste abitazioni vivono dalle tre alle sette o otto persone.
La cucina viene normalmente allestita all’esterno: il loro fornello tipico è costituito da una base metallica nella quale brucia il carbone e su cui si appoggia una pentola dove viene di solito preparato riso e pesce.
I rifiuti vengono abbandonati in strada, nei pressi di enormi contenitori sempre strapieni. In queste zone il livello igienico scende ulteriormente e una parte della popolazione vive a pochi metri da questa immondizia.
In una di queste capanne scorgo una vecchia tv in bianco e nero spenta. Pongo un’altra domanda sciocca chiedendo se funziona: non possono saperlo perché non hanno l’elettricità.
Il bagno normalmente non esiste. Non ho voluto chiedere maggiori spiegazioni. Possiamo immaginare come siano costretti ad arrangiarsi.
L’approvvigionamento dell’acqua, inutile dirlo, è rimasto al medioevo: si cala il secchio in un pozzo della comunità oppure ci si reca ad una pompa dove l’acqua viene venduta. Per fortuna Tulear ha molte falde acquifere sotto pochi metri dal suolo e non c’è carenza di acqua in questa parte del mondo. Sulla effettiva purezza dell’acqua non possiamo azzardare troppe ipotesi; sicuramente chi beve quell’acqua, spesso salata, se riesce a sopravvivere nei primi mesi o anni di vita, poi sviluppa delle difese.
Un altro dei loro problemi sono le distanze da percorrere a piedi: la maggior parte delle persone vive in zone limitrofe alla città, collegate da piste di sabbia e terra battuta raggiungibili solo con i fuoristrada. Mi è capitato una volta di camminare per mezz’ora sotto il sole a picco e con ai piedi delle ciabatte infradito e ho capito quanto sia importante essere attrezzati di scuolabus che accompagna e va a prendere i nostri bimbi ogni settimana.
Abbiamo realizzato un Villaggio modello non solo perchè le loro condizioni di vita siano migliori, ma per dare loro la possibilità di un avvenire migliore.
Nel Villaggio la crescita di ogni individuo non viene rallentata e ostacolata dai problemi legati all’igiene, dalla mancanza di risorse indispensabili alla sopravvivenza.
Nel Villaggio le loro energie sono meglio impiegate e la conoscenza e consapevolezza di uno stile di vita migliore li sprona a pensare diversamente il futuro.
Noi della ONG Mondobimbi Tafita facciamo in modo che questo nuovo modello di vita dei bimbi possa arrivare anche ai loro genitori e parenti: infatti cerchiamo di coinvolgerli nella formazione dei bimbi, attraverso il dialogo. Il fatto che i bimbi ritornino a casa un giorno alla settimana permette loro di non perdere il contatto con i problemi, le radici e con la famiglia, di trasmettere queste nuove conoscenze educative apprese al Villaggio, affinchè migliorino le condizioni generali della vita della comunità di provenienza: su questa certezza si basano molti dei nostri sforzi.